"Quando Angela Madesani mi parlò di questa mostra, mi sembrò del tutto naturale accogliere il suo progetto. Conosco infatti da sempre Fernando De Filippi, siamo amici, anche se per tanti anni non ci siamo frequentati molto. Lui, impegnato com'era nel suo lavoro di direttore dell'Accademia di Brera, svolto con evidente successo, tanto da essere più volte riconfermato. Un lavoro, certo, prestigioso e impegnativo, con cui la sua ricerca artistica ha dovuto convivere, rinnovando quella tensione creativa che si era sviluppata durante gli anni Sessanta e Settanta in modo puntuale e intelligente. Guardando a ritroso si nota come questa sua ricerca fosse assolutamente coerente con l'epoca assai turbolenta che allora tutti noi giovani stavamo attraversando. Un periodo impregnato e carico di ideologie e pensieri che oggi potrebbero erroneamente apparire polverosi, se non addirittura superati, ma anche di un desiderio profondo di confrontarsi con la modernità e con il suo strumento più incisivo, quello della comunicazione, così come ci aveva storicamente insegnato Filippo Tommaso Marinetti. Un guazzabuglio inestricabile che la ricerca artistica di Fernando De Filippi declina in moltissime e diverse forme..." (Gino Di Maggio)