Nessuna ambientazione, una scena vuota, solo le voci di Seneca e del giovane Sereno che emergono dal silenzio quasi fossero a confronto non due uomini in carne e ossa, ma due interiorità. Anneo Sereno confessa al suo maestro uno stato di disagio e inquietudine, un umore irritabile e una perenne insoddisfazione. A questa richiesta di soccorso, Seneca risponde con un invito alla meditazione: unica consolazione alla finitezza dell'esistere e all'inesorabilità del destino è la rinuncia a speranze e illusioni per il futuro e l'abbandono rassegnato all'eterno fluire dell'universo. Gianfranco Lotito nell'introduzione illustra come il dialogo sulla tranquillità dell'animo sia una ricerca sul senso della libertà e della dignità umana.