Il volume percorre quel paesaggio contrastato e affascinante che fa oggi dell'etnopsichiatria un sapere inquieto, ma a certe condizioni "sovversivo". Nato in epoca coloniale, lo studio della malattia mentale in società non occidentali ha riproposto a lungo i cupi stereotipi dell'Altro e dell'alterità riprodottisi all'ombra del paradigma evoluzionistico, quando categorie diagnostiche finivano spesso con l'etichettare e stigmatizzare sotto forma di differenze culturali conflitti di natura sociale o politica. È solo con la fine del dominio coloniale che si determinano le condizioni di una nuova stagione di ricerche a partire dalla quale l'etnopsichiatria definisce il suo orizzonte più noto: l'analisi delle rappresentazioni della malattia o della persona, il dialogo con i guaritori e le terapie tradizionali, ma anche la critica della psichiatria occidentale e la clinica della migrazione.